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Sanluri

Blue Zone e Gianni Pes: un’Isola Longeva

70 anni di storia, una vita di Sardegna

Da ormai 70 anni svolgiamo il nostro lavoro in Sardegna, immersi nelle sue tradizioni e nelle straordinarie caratteristiche di questa magica Isola. Da questo traguardo nasce un progetto che valorizza il tramandare e l’innovare le antiche conoscenze del territorio, attraverso il racconto di storie di persone che, con il proprio operato, arricchiscono la cultura sarda. Mettendoci tutta la loro anima.

A questo punto del nostro viaggio, vi raccontiamo la storia di Gianni Pes; ricercatore che ha legato indissolubilmente il suo nome a uno degli affascinanti studi sulla medicina e sulla demografia contemporanea: le Blue Zone.

Gianni Pes, fondatore della Blue Zone in Sardegna.
Gianni Pes, fondatore della Blue Zone sarda.

Il fondatore della Blue Zone sarda

Medico, ricercatore e Professore associato dell’Università degli Studi di Sassari, Gianni Pes ha deciso di entrare nel cuore della nostra terra per ascoltare la voce del suo straordinario popolo centenario.

La sua ricerca nasce da un interesse personale, legato alla longevità eccezionale della sua famiglia: un suo prozio fu infatti un supercentenario, vissuto fino a 110 anni – un evento rarissimo, registrato soltanto 17 volte in Sardegna dal Medioevo a oggi – mentre altri parenti raggiunsero i novanta o i cent’anni.

A questo si aggiunse un interesse professionale, maturato circa venticinque anni fa, quando – durante una ricerca epidemiologica – scoprì che nel centro dell’Isola la mortalità era inferiore del 20% rispetto alla media. Da qui nacque l’ipotesi che quelle stesse zone custodissero una longevità significativamente più elevata.

Negli anni ’90, insieme al demografo belga Michel Poulain – uno dei primi a condividere e sostenere la sua visione – Pes individuò un’area geografica della Sardegna caratterizzata da un’altissima concentrazione di centenari, osservando come in alcuni paesi dell’Ogliastra e della Barbagia la percentuale di ultracentenari fosse eccezionalmente più alta rispetto al resto del mondo.

Perché si chiamano “Zone Blu”?

«Venticinque anni fa utilizzavo una cartina geografica della Sardegna disegnata a mano. Ogni volta che veniva identificato un comune dove la percentuale di centenari era superiore alla soglia prefissata, mettevo un puntino blu su di questa», racconta il ricercatore.

Dopo cinque mesi di lavoro, quella cartina si era trasformata: sulla parte montuosa dell’Ogliastra erano comparse vere e proprie “nuvole blu”.

Ed ecco che, con la pubblicazione del primo articolo scientifico, quelle aree vennero chiamate “Zone Blu”, proprio in omaggio a quel metodo di lavoro.

Oggi tutti i demografi del mondo utilizzano il termine coniato da Pes in Sardegna per indicare una popolazione eccezionalmente longeva, ovunque essa si trovi. La Sardegna fu la prima Zona Blu riconosciuta, seguita poi da altre quattro località nel mondo:

  • l’isola di Okinawa in Giappone,
  • la penisola di Nicoya in Costa Rica,
  • l’isola di Ikaria in Grecia,
  • la comunità di Loma Linda in California (USA).

Tutte queste zone hanno in comune una straordinaria concentrazione di ultracentenari, un basso tasso di malattie croniche e uno stile di vita che favorisce salute e benessere.

Perché la Sardegna è speciale

«Ci sono dei comuni in Ogliastra, come Urzulei e Villagrande, dove il 25% dei nati arriva a novant’anni, mentre nel resto d’Italia la percentuale è solo del 4%. Questo vorrà pur dire qualcosa…», sottolinea Gianni Pes.


Le sue parole raccontano una verità semplice ma straordinaria: la Sardegna custodisce condizioni preziose che favoriscono una vita lunga e sana. Dalle sue ricerche è emersa una stretta relazione tra le caratteristiche di una popolazione, la sua longevità e il territorio.

Diversi fattori spiegano la longevità sarda:

  • Alimentazione equilibrata e genuina: i centenari delle Zone Blu consumano soprattutto alimenti vegetali provenienti da una buona agricoltura.
  • Attività fisica naturale: la vita pastorale, i lavori nei campi e gli spostamenti quotidiani a piedi, spesso in salita, hanno mantenuto intere generazioni attive. Non a caso, le Zone Blu sarde si trovano soprattutto nelle aree collinari e montuose di Barbagia e Ogliastra.
  • Comunità, legami sociali e scelte personali: scarso o assente consumo di alcol e tabacco, legami sociali solidi e una forte identità culturale offrono sostegno emotivo e protezione dalla solitudine e dallo stress.

L’importanza di custodire le tradizioni per l’essenza delle Blue Zone

La scoperta delle Blue Zone non si limita a valorizzare stili di vita salutari, ma sottolinea anche l’importanza di preservare le tradizioni che li rendono possibili. Senza radici culturali solide, queste aree rischiano di perdere la loro unicità.

È ciò che sta accadendo a Okinawa, dove cambiamenti storici e sociali hanno indebolito il legame con la tradizione, portando a generazioni meno longeve rispetto al passato. «Questo è un monito anche per le altre Zone Blu: c’è il rischio che tutte, compresa la Sardegna, possano fare la fine di Okinawa», avverte Pes.

Per questo, secondo il ricercatore, non basta scoprire le Zone Blu: è altrettanto vitale coltivarle e custodirle, così da tramandare alle generazioni future un patrimonio eccezionale di longevità e valori.

70 anni di storia, una vita di Sardegna

La storia e le ricerche di Gianni Pes mettono sotto i riflettori internazionali le particolarità della Sardegna e lo stile di vita che la nostra isola offre. Questo benessere, raro e presente in pochissime altre aree del mondo, dimostra quanto sia fondamentale custodire le tradizioni e il territorio per preservare la longevità delle Zone Blu.

Produrre ed essere presenti da settant’anni in una terra che ospita una delle cinque Blue Zone al mondo significa avere a cuore il territorio e il suo popolo, trasformando ogni sfida in un’opportunità di crescita.

Dal 2018 sosteniamo ancora più concretamente la coltivazione del grano duro sardo, ingrediente fondamentale per la dieta mediterranea e dei centenari, grazie alla filiera Ercole Punto Zero, continuando la tradizione cerealicola e molitoria della Marmilla, del Campidano e della Trexenta.

Lavorare in Sardegna significa anche vivere in luoghi rari e profondamente legati alla terra e alla natura. Per questo produciamo nel modo più sostenibile possibile, per restituire all’Isola il benessere che ci dona: un equilibrio vitale, come quello che caratterizza la maturazione del frumento.


Per celebrare i nostri settant’anni come Gruppo Cellino, abbiamo scelto di dare spazio a un progetto speciale, dedicato a raccontare le storie di personalità sarde che, con il loro operato, custodiscono antichi mestieri e tradizioni, o arricchiscono la realtà dell’Isola nei più disparati ambiti: dall’arte alla scienza, dall’artigianato alla gastronomia.

Scopri “Longevità e identità in Sardegna”, libro a cura di Gianni Pes e Michel Poulain

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